Hans Küng e il concilio

10.04.2021 10:10

Hans Küng e il concilio

Anche l’Adige ha dovutamente ricordato la morte del teologo Hans Küng, noto per le sue posizioni teologiche e morali spesso critiche verso la dottrina della chiesa cattolica. È morto il 6 aprile all’età di 93 anni nella sua casa di Tubinga, in Germania. Era nato a Sursee, una cittadina svizzera nel cantone di Lucerna.

Studiò filosofia e teologia a Roma all’Università Gregoriana e fu ordinato sacerdote nel 1954. Proseguì poi gli studi a Parigi presso l’Istituto Cattolico, conseguendo il dottorato in teologia. A 32 anni divenne professore ordinario presso la Facoltà di teologia cattolica dell’Università di Tubinga. Partecipò al concilio Vaticano II in qualità di esperto, nominato da papa Giovanni.

Nel 1970 pubblicò il libro « Infallibile? Una domanda», in cui contestava il dogma dell’infallibilità papale. Entrò così in conflitto con la Congregazione per la dottrina della fede che nel 1979 gli revocò l’autorizzazione all’insegnamento della teologia. In seguito fu critico verso il pontificato di Giovanni Paolo II, considerato distante dallo spirito riformistico del concilio Vaticano II. Non meno duramente si espresse nei confronti di papa Ratzinger, già suo collega universitario, al quale chiese un pubblico «mea culpa» per il modo in cui la chiesa aveva gestito la piaga della pedofilia. Accolse favorevolmente l’elezione di papa Francesco e con lui trovò finalmente il dialogo richiesto da anni.

Leggendo Küng si può capire quanta strada ha fatto la chiesa dopo l’ultimo concilio e si può avere un’idea della vivacità, delle inquietudini e del fermento che caratterizzano l’attuale dibattito teologico tedesco, che si trova spesso contrapposto alle posizioni conservatrici della Curia romana.

Alcuni libri di Küng furono pubblicati in traduzione italiana dall’Editrice Queriniana di Brescia che in questi giorni ha ripreso nel suo «Forum teologico» digitale una riflessione che Küng aveva pubblicato nel 2005 sulla rivista «Concilium» in merito alla necessità di non insabbiare o depotenziare le istanze del concilio Vaticano II. Di seguito alcuni passi:

«Se questo concilio non ci fosse stato, nella chiesa cattolica si continuerebbe a considerare libertà di religione e tolleranza come prodotti nocivi del moderno spirito del tempo; nei paesi cattolici si continuerebbe a rifiutare alle altre comunità religiose (“eretiche”) la libertà di religione. Dopo lunghe e dure discussioni, il Vaticano II ha compiuto una svolta che per gli ideologi dell’infallibilità era difficilmente pensabile: che ogni persona abbia il diritto alla libertà di religione; che possa agire, proprio nelle cose religiose, secondo la propria coscienza, libera da ogni costrizione; che ogni comunità religiosa abbia il diritto al libero esercizio pubblico della religione, secondo le proprie leggi [...].

Il Vaticano II ha riconosciuto, sebbene con grande fatica, la corresponsabilità colpevole dei cattolici nella divisione della chiesa e la necessità della riforma continua: non più un semplice “ritorno” degli altri a una chiesa cattolica immutabilmente rigida, ma un rinnovamento della propria chiesa nella vita e nella dottrina secondo il vangelo, quale premessa per una auspicabile riunificazione. Agli altri cristiani ci si rivolge come a comunità o chiese cristiane. A nuovi dogmi e a nuove condanne il concilio ha espressamente rinunciato per volere di papa Giovanni [...].

Se questo concilio non ci fosse stato, le altre religioni mondiali sarebbero per la chiesa ancor sempre oggetto soprattutto dello scontro negativo e polemico e di strategie missionarie di conquista. Ostilità specialmente nei confronti dei musulmani e ancor più degli ebrei [...].

Se questo concilio non ci fosse stato, la liturgia cattolica continuerebbe ad essere una liturgia clericale celebrata in una lingua straniera incomprensibile, alla quale il popolo “assiste” solo passivamente, in “uffici solenni” in latino e in “messe private” sussurrate rivolti a una parete [...].

Se questo concilio non ci fosse stato, teologia e spiritualità della Bibbia continuerebbero, nella chiesa cattolica, ad essere trascurate nella predicazione, nella teologia di scuola e nella pietà privata... Il magistero non sta al di sopra della parola di Dio, bensì deve porsi al suo servizio [...].

Se questo concilio non ci fosse stato, la chiesa continuerebbe ad essere compresa come un “impero romano” soprannaturale, con al vertice il papa, come sovrano assoluto, sotto di lui l’“aristocrazia” dei vescovi e dei preti, e infine, in funzione passiva, il “popolo suddito” dei fedeli. Nel complesso un’immagine di chiesa clericale, giuridicizzata e trionfalistica [...].

Se questo concilio non ci fosse stato, il mondo secolare continuerebbe ad essere considerato in modo prevalentemente negativo. Ancora nel XX secolo la chiesa cattolica, che dopo la Riforma e l’Illuminismo aveva perduto la signoria medioevale sul mondo, si è volentieri compresa come baluardo assediato. In modi difensivi e offensivi essa ha cercato di assicurarsi i suoi diritti tradizionali, con atteggiamenti ostili, anzi spesso di rifiuto nei confronti del progresso scientifico, culturale, economico e politico dell’umanità moderna. Anche in relazione al mondo secolare il Vaticano II ha compiuto una svolta positiva. La chiesa, oggi, vuole essere solidale con l’intera umanità, vuole con essa collaborare, non rifiutare domande, bensì dare ad esse risposta. Anziché polemica, dialogo; anziché conquista, testimonianza convincente».