La storia di Storo

11.03.2021 17:30

 Ho dato il via oggi alla stampa del mio ultimo libro. Il titolo è: "Storo - Dalle origini al tramonto della società contadina": 416 pagine e 145 fotografie.

Ci sono argomenti “forti” nella storia di Storo, il mio paese: l’organizzazione della comunità, i beni collettivi, la formazione dei cognomi, le grandi epidemie, le alluvioni, l’emigrazione, l’evoluzione demografica e delle disuguaglianze economiche, la vita religiosa, l’impatto dei grandi conflitti sul paese, l’importanza della cooperazione per uscire dalla miseria. Avrei potuto trattare questi temi in saggi monografici trasversali ai secoli del secondo millennio, invece, per facilitare la lettura e la comprensione dei singoli eventi, ho preferito un racconto che, pur sviluppandosi per capitoli generalmente tematici, segue lo sviluppo cronologico. Questo implica che più di un argomento venga ripreso in tempi e contesti diversi attraversando tutta la trama del tempo e componendo un’unione che credo sia paradigmatica di tante altre storie delle comunità alpine.

Ho regalato questo lavoro all'Associazion "Il Chiese" che lo pubblica con il sostegno di alcuni enti. 

Le ricerche della statunitense Elinor Ostrom, che nel 2009 ha ricevuto il Premio Nobel per l’Economia, incentrate sulla democrazia partecipativa e sulle interazioni tra persone e risorse naturali, tra sviluppo umano ed economico e sfruttamento dei beni collettivi, sono approdate al risultato, attualissimo ed affascinante, che è possibile uno sviluppo economico sostenibile a condizione che la gente sia coinvolta nella gestione del territorio. Se non lo è, perde la capacità di aggregarsi e di risolvere i problemi insieme. I beni collettivi - argomenta la Ostrom e questo è uno tei temi caldi del mio libro - possono rimanere tali solo se esiste una forte governance democratica che ne controlli l’uso, solo se c’è una comunità conscia dei diritti ma anche dei doveri che tutti devono avere nei confronti di ciò che è indispensabile a noi e alle future generazioni.

Sembra una cosa banale la terza via tra stato e mercato qui prospettata, ma è una soluzione molto vicina all’organizzazione delle antiche comunità rurali delle valli trentine. Esse esistevano fondamentalmente in funzione della proprietà fondiaria comune, che i proprietari/utenti (vicini) possedevano ab immemorabili per diritto ereditario. Il non-vicino residente era chiamato abitante ed era sempre forestiero, anche se stava in paese da secoli.

Gli amministratori custodivano e difendevano ciò che fondava e manteneva viva la convivenza; le incombenze molteplici e spesso minute, oltre a diffondere la partecipazione, conservavano e trasmettevano la cultura materiale, creavano un forte collegamento tra paese, campagna e montagna. In una parola: alzavano il tasso di democrazia .........