Cinquanta nuove finestre
Domani mattina consegno in tipografia i materiali del mio ultimo libro, «Quan cal vé mbrünì», che sarà presentato a Storo venerdì 7 settembre da Pierangelo Giovanetti, già direttore de L'Adige. Di seguito la Prefazione:
Nel settembre del 2019 ho pubblicato il libro «Settanta finestre su Storo e dintorni» in cui ho raccolto 70 dei 155 articoli che, a partire dall’estate del 2008, avevo pubblicato sul quotidiano trentino «l’Adige», riguardanti le tradizioni, la storia e la cultura in generale. Ad oggi gli articoli pubblicati sono 202. Ad essi è stato dato ogni volta un lusinghiero risalto.
Tra i nuovi articoli apparsi dall’ottobre 2019 a oggi ne ho scelti 44, ai quali, per raggiungere quota 50, ho aggiunto 3 pezzi apparsi su «Strenna Trentina» e 3 inediti. Alcuni sono stati leggermente modificati e integrati. Non li ripresento tuttavia nell’ordine cronologico in cui sono apparsi, ma li unisco in 6 capitoli tematici. La data della loro pubblicazione è riportata comunque all’inizio di ogni pezzo. Ringrazio Pierluigi Depentori, attuale direttore responsabile del giornale «l’Adige», per aver consentito quest’operazione.
Il titolo - «Quan cal vé mbrünì» (quando scende il crepuscolo) - è un’espressione dialettale ricorrente nelle poesie di Nino Scaglia («canta i grìi se apèna al vé mbrünì»). L’ha usata per evidenziare la precarietà dell’esistenza umana e la resa impotente e quasi fatalistica, ma consapevole, al destino che, lentamente e nel silenzio, trascina ogni uomo verso la fine. La vita infatti è una stagione dai giorni contati, segnata dall’inevitabile necessità di cedere il passo alle generazioni più giovani. Ma è necessario che i più vecchi alimentino i ricordi, perché «chi non sa da dove viene, non sa dove andare; chi perde la memoria della propria storia cade nella demenza» (cardinale Walter Kasper).
Ho incontrato queste stesse suggestioni, atmosfere ed esigenze nel libro del cantautore Francesco Guccini «Tralummescuro. Ballata per un paese al tramonto». «Tralummescuro», cioè nell’ora tra la luce e la notte (in dialetto di Storo «tra l chiàr e l schiǜr»), quando «lungo la montagna vedi la linea d’ombra che sale lenta lenta, e poi vien buio». «Tralummescuro», come «Quan cal vé mbrünì», evoca anche le stagioni che stiamo vivendo, a Pàvana come a Storo, quando le certezze antiche sbiadiscono e se ne vanno come la società contadina che è già tramontata.
Il sottotitolo del libro «finestre su Storo e dintorni» evidenzia la forma degli scritti: sono sguardi, più che trattazioni organiche, che si riferiscono principalmente al territorio di Storo, il paese in cui sono nato più di ottant’anni fa e dove vivo, cercando sempre di mantenere il legame col mondo più grande che anch’esso cambia continuamente. A questo panorama più ampio si riferiscono in particolare gli argomenti di religione e spiritualità dell’ultimo capitolo, che evidenziano interrogativi che io continuo a pormi e richiamano testi di autori tedeschi che negli ultimi anni ho tradotto per l’Editrice Queriniana di Brescia.
Ringrazio mia moglie Silvana che, con pazienza e sensibilità, ha letto per prima i miei scritti e mi ha suggerito aggiustamenti preziosi. Dedico il libro agli insegnanti che lavorano nelle scuole di Storo, dove ho operato per 32 anni.