Felicità senza consulenti
L'Adige di oggi, 5 luglio 2022, pubblica la mia riflessione seguente:
La felicità non è in vendita
Oggi la felicità può essere acquistata: spuntano dappertutto consulenti psicologici, che ci mostrano la strada per ottenerla, e abbondano corsi sulla cultura del benessere. Portano davvero alla felicità? O sono una trappola azionata dallo stress per il suo raggiungimento, dal bisogno ti tenere sotto controllo l’equilibrio tra lavoro e vita privata?
Da questo dato di fatto e da questi interrogativi parte Stefan Bauberger per spiegare perché è meglio non affannarsi a inseguire la felicità, che è fugace, arriva tanto più spesso e rimane tanto più a lungo quanto meno la trattieni. Scrive di benessere vuoto e spiritualità manageriale e spiega perché la felicità si trova senza una guida. Lo fa nel libro «La felicità non è in vendita. Una filosofia per realizzare sé stessi» (pagine 144), pubblicato dalla Queriniana di Brescia. Nell’edizione originale tedesca ha il titolo «Felicità senza consulenti».
Bauberger è un gesuita sessantenne, fisico, filosofo, teologo e maestro zen. Insegna all’Accademia di filosofia di Monaco di Baviera e tiene corsi di meditazione zen. Ha pubblicato diversi libri sul buddismo e la filosofia zen, conosciuti da vicino nei periodi in cui ha operato in India. Attingendo alle sue esperienze, biasima la vuota spiritualità dei centri benessere e la spiritualità dei manager perché conducono a un felicità superficiale.
È indiscutibile che la felicità sia collegata alla spiritualità, alla conoscenza di sé e alla riconciliazione con sé stessi, ma è terribilmente sbagliato che essa possa essere acquistata e, ancor più, che la sua qualità sia misurata dal prezzo. Oggi «il mercato spirituale - scrive Bauberger - funziona in modo simile al mercato dei vini. Chi non ha competenza può orientarsi solo in base al prezzo. E questo significa: più è costoso, meglio è». Definisce quindi «materialismo spirituale» il trarre vantaggio dalla spiritualità: «Ci sono molte offerte serie e molti sinceri praticanti della meditazione. Si sviluppa perciò un certo mercato. Molti corsi non sono a buon prezzo e non dovrebbero neanche esserlo. Sui miei corsi ho sentito il commento: se tu chiedessi il triplo, sarebbero sovraffollati».
La maggior parte delle tecniche di meditazione provengono dalla tradizione buddista, dove è malvisto il guadagnare denaro facendo la guida spirituale. I discepoli del maestro dovrebbero sostenerlo finanziariamente in modo che possa vivere ragionevolmente, ma questo è tutto. Anche nella tradizione cristiana è malvisto fare soldi con la spiritualità. Si pensi ai monaci del deserto al tempo della dissoluzione dell’imperio romano. La protesta di Lutero in questo senso fu del tutto giustificata. Ignazio di Loyola, il fondatore dei gesuiti, voleva che i suoi confratelli non disponessero di un reddito fisso.
Il libro di Bauberger è coinvolgente. Rompe con le solite guide alla felicità, manda all’aria i soliti consigli sull’auto-realizzazione e delinea un percorso che scende in profondità. Ci mostra cosa c’è dietro la follia della felicità e perché il dubbio ci è molto più utile di qualsiasi contentezza artificiale.
Non mancano le frecce avvelenate contro le mode moderne. «La meditazione diventa una sorta di allenamento del cervello che deve essere mantenuto in forma come avviene per i muscoli - il centro di meditazione diventa continuazione della palestra. Chi se lo può permettere, investe denaro in questa formazione. Mi è stato chiesto più volte se insegno meditazione anche con lezioni individuali, ma ho sempre detto di no. I richiedenti erano sempre giovani imprenditori emergenti. Si sta affermando la figura di istruttore della meditazione, con specifiche formazioni e corrispondenti certificati, e si dice che alcuni manager di successo abbiano istruttori di meditazione personali».
Ora la parola manager ha un retrogusto sgradevole, perciò si preferisce parlare di meditazione per dirigenti. Il collaboratore di una casa di meditazione in cui si svolgono tali corsi ha riferito a Bauberger ciò che aveva già sospettato: quando la meditazione viene offerta ai dirigenti, vengono insegnate le stesse cose che in altri corsi sono offerti al pubblico comune. Le dosi sono però ridotte, più brevi le lezioni e i tempi di meditazione, perché i manager sono troppo stressati per il programma completo. E, soprattutto, i corsi per dirigenti costano molto di più di quelli normali. La cosa importante è che i dirigenti abbiano tanto tempo per stare tra di loro, che è quello che vogliono. «La meditazione è al servizio del capitalismo», conclude
Bauberger è convinto che la religione e le tradizioni spirituali, nel loro nucleo, siano importanti per la ricerca della felicità, ma la felicità individuale deve diventare irrilevante: rimane quanto più la trasmetti ad altri. Le religioni spesso si spacciano per illuminate e non lo sono: esibiscono rosari e piantano croci, collocano gnomi buddisti in giardino, fanno arrivare monaci Shaolin negli hotel del benessere, vorrebbero onnipresenti i simboli religiosi, ma ignorano la coerenza del loro messaggio più autentico e profondo. Il cristianesimo che si spaccia per illuminato e non lo è, non veicola vera felicità: «Rimane fermo solo al fatto esterno... fa della difesa dei cosiddetti valori cristiani e di una cosiddetta cultura cristiano-occidentale un tema di propaganda - contro altre culture, religioni e posizioni politiche. Così è assorbito nell’ideologia e l’intolleranza è proclamata in modo perverso come conseguenza di valori cristiani».
Bauberger riprende uno dei pensieri centrali di Marx: le classi dominanti sono felici se i semplici rimangono nella miseria e lavorano consolandosi con l’oppio dell’aldilà - ma lo supera richiamandosi a Bonhoeffer: l’essere-aldilà si realizza quando viviamo completamente nell’aldiquà del mondo; quanto più diventiamo umani, tanto più diventiamo divini. L’individuo continuerà a vivere nelle relazioni che ha avuto, nelle cose che ha usato, nelle opere che ha compiuto nell’aldiquà. La religione del benessere superficiale ed esclusivo è diventata un nuovo oppio, propinato dalla propaganda del presunto illuminato.