L'unità storica delle Giudicarie

17.11.2017 11:05

Il giornale L’Adige ha pubblicato alcuni giorni fa una riflessione di Gian Carlo Cozzio dal titolo «La Valle Rendena non è Giudicarie». Cozzio scrive che «nella comunità delle Giudicarie ci sono da sempre stati tre ambiti geografici, Giudicarie Esteriori, Giudicarie Interiori e Valle Rendena». Quindi coerentemente conclude: «Quando furono istituite le Comunità di Valle, la Rendena avrebbe dovuto avere un ambito a sé stante». A sostegno della sua affermazione invoca anche i quotidiani provinciali che titolano una loro pagina «Giudicarie e Rendena».

Il territorio che oggi comprendiamo col nome Giudicarie o Valli Giudicarie (sempre plurale) è formato dagli alti bacini dei fiumi Chiese e Sarca, del primo per la parte che va dalla Sella di Bondo al Lago d’Idro, del secondo per la parte da Campiglio alla Forra del Limarò. In passato questo territorio fu indicato col corrispondente medievale «Judicaria» o con l’espressione «Sette Pievi».

I Longobardi chiamarono «judex» (giudice dotato di autorità militare, civile e giudiziaria) il funzionario incaricato di governare i distretti d’importanza strategica già costituiti in distretti militari dai Romani. Uno di essi era la Judicaria Summa Laganensis che oltre al bacino trentino del Chiese con la Val Vestino e Bagolino comprendeva l’intero bacino della Sarca, quindi anche il Sommolago del Garda, la Val di Cavedine e la Val di Ledro. Solo nel secolo XIII il termine Judicaria fu circoscritto all’attuale territorio giudicariese.

Il toponimo «Sette Pievi» invece fu sempre riferito al solo territorio dell’attuale Comunità di Valle delle Giudicarie. Queste infatti ebbero per molti secoli sette Pievi, ossia sette centri amministrativi e religiosi: tre al di qua (rispetto a chi viene da Trento) del passo del Durone o delle rocce di Stenico («citra o extra Duronum et saxa Stenici»), cioè Bleggio, Lomaso, Banale, e quattro oltre («ultra» o «intra») quello spartiacque, ossia Tione, Rendena, Bono e Condino. Perciò si parlò di «Giudicaria citeriore» o «esteriore» e di «Giudicaria ulteriore» o «interiore». L’una e l’altra però furono collocate dal principe vescovo, che era il «dominus loci», entro un’unica giurisdizione che faceva capo al governatore di Stenico.

Durante l’occupazione romana, le Giudicarie appartennero assieme al Basso Sarca al municipio di Brescia. Questo legame durò oltre 500 anni, fino cioè in piena epoca longobarda, quando il ducato di Trento assorbì le Giudicarie.

Nel 774 ai Longobardi seguirono i Franchi e il Trentino divenne zona centrale dell’immenso impero che Carlo Magno aveva costruito in Europa; il territorio della Judicaria si trasformò in terra-ponte, in corridoio di collegamento - sia pur secondario - tra nord e sud, una strada minore per la quale si compì l’avvicinamento tra il mondo latino e quello germanico. Del resto questa fu la ragione per cui venne istituito il principato vescovile di Trento, di cui gli uomini delle Giudicarie furono sudditi, come provano i privilegi del vescovo Egnone del 1255 e gli statuti di Mainardo del Tirolo 1290, concessi a tutti i giudicariesi, compresi gli uomini della Rendena, che sono espressamente nominati. Lo stesso vale per gli statuti del vescovo Giorgio Lichtenstein del 1407 dati agli «homines de tota Judicaria».

Nei secoli seguenti gli «eventi di attraversamento» delle Giudicarie riguardarono ampie aree di questo territorio. Così accadde per la spedizione in Italia dell’imperatore Roberto del Palatinato nel 1401: da Trento raggiunse Tione seguendo tre possibili itinerari (Valli del Noce-Campiglio, Rocchetta-Molveno-Banale, Vezzano-Stenico), quindi attraversò le valli del Chiese e Sabbia e arrivò a Nave, alle porte di Brescia, dove fu sconfitto dalle truppe milanesi. Così avvenne nel 1438, nel corso della guerra tra Venezia e Milano, quando il Gattamelata, che stava a Brescia e voleva andare in aiuto a Verona, per evitare le truppe nemiche del Piccinino che occupavano l’area a sud del Garda risalì a marce forzate il corso del Chiese e pose l’accampamento a Tione (lo ricorda ancora oggi la lapide sul municipio). Ristorate le milizie, superò il passo del Durone, scese a Riva e raggiunse Verona.

Durante questa guerra le Giudicarie si divisero in due: le tre Pievi esteriori, più legate al vescovo e ai conti d’Arco, seguirono le sorti di Milano, mentre le altre quattro Pievi parteggiarono per Paride Lodron, alleato di Venezia. Fu così che nel 1447, concluso il conflitto, il nuovo principe vescovo Giorgio Hack confermò alle esteriori gli statuti del 1407 e le alleggerì di alcune contribuzioni, mentre le ulteriori rimasero ancora per quattro anni nella loro disobbedienza. Tornarono a ragione solo quattro anni dopo, nel 1451, e così ebbero anch’esse la conferma dei privilegi. Fu, questo, il primo momento di divisione politica delle Giudicarie. Il secondo si ebbe con la demolizione del dazio di Tempesta del 1768, a cui non parteciparono affatto gli uomini di Rendena e Condino.

Nei secoli che seguirono, la storia delle Giudicarie racconta eventi che interessarono tutta l’area: l’invasione del Trentino da parte del generale Vendôme all’inizio del Settecento e delle truppe napoleoniche alla fine di quel secolo, i Corpi Franchi del 1848, i garibaldini del 1866 e i soldati della Grande Guerra del 1915-18. Queste vicende belliche, assieme alla vicinanza del confine del Caffaro (confine di stato fino a metà dell’Ottocento), determinarono scelte comuni (si pensi ad esempio all’emigrazione nelle terre di Venezia e a Trieste) e plasmarono il carattere della gente. Uomini e donne addestrarono l’animo al timore e al calcolo, chiusero un occhio sulle diversità culturali dei nuovi padroni, toccarono con mano che in guerra si poteva guadagnare qualcosa e si resero disponibili.

Questa panoramica storica ha rilevato come per 2.000 anni, a partire dai Romani, il territorio che oggi costituisce una Comunità di Valle con 25 comuni, 37.500 abitanti, 1.176 kmq è stato unito in un comune contesto politico-amministrativo.

Ciò nulla toglie alle diversità che oggi, in modo più marcato di ieri, distinguono le quattro (e non tre) aree delle Giudicarie (Rendena, Busa di Tione, Valle del Chiese ed Esteriori), ma questo è un dato recente, non anteriore al Novecento. Le diversità di oggi potrebbero anche suggerire una gestione amministrativa disgiunta o progetti diversi di futuro, ma non devono condizionare la ricostruzione del passato comune.